Famiglia Avegno Oneto

Il nonno Francesco, figlio di uno degli orfani di Maria Avegno e Giobatta Oneto, fu tra i pochi a restare a San Fruttuoso, come lui alcuni cugini da parte del fratello di Maria e Caterina; da qui i due cognomi si intrecciano più e più volte nel corso degli anni. Le famiglie anticamente si dedicavano alla pesca, alla produzione d'olio coltivando con dedizione l'uliveto del promontorio e alla fabbricazione delle corde per la tonnarella di Camogli, in lisca al principio e poi in cocco.

Il magazzino delle giare e l’antico mulino

L'appartamento è ricavato nell'antico “magazin” dove si conservava l'olio estratto nel frantoio. Sul retro è ancora visibile, in attesa di restauro, l'antica ruota in ferro che faceva girare le macine. A pochi metri dall'appartamento vi è l'ingresso dalla "supressa" l'antico frantoio dove venivano macinate le olive e prodotto l'olio, all'interno vi sono ancora presenti le antiche macine in pietra. Alcune giare originali sono sparse per il borgo, con nuovi usi, restando testimoni di un'antico mestiere.

Il naufragio del Croesus e le eroine Avegno

Il 24 Aprile 1855 dal porto di Genova salpò il “Croesus”, grande nave inglese a propulsione mista con a bordo soldati piemontesi e viveri di sussistenza diretta alla guerra di Crimea. Soffiava un vento infernale, il mare era terribilmente mosso e sul Croesus, appena superato Camogli, si udì il grido “Fuoco a bordo!”: le tonnellate di carbon fossile stipati nel carbonile della barca avevano preso fuoco.
Il bastimento in fiamme si rifugiò nella piccola baia di San Fruttuoso  , ma era così grande e lungo che la occupò tutta, incagliandosi con la prua presso la punta che separa le due calette. L’incendio era violentissimo, le onde pure. Dei soldati che urlavano terrorizzati, pochi sapevano nuotare: molti vedevano il mare per la prima volta. Ed ecco che dalla minuscola spiaggia due donne – le sorelle Caterina e Maria Avegno – saltarono su un piccolo gozzo e si lanciarono verso il bastimento in fiamme; in vari viaggi caricarono parecchi naufragi e li condussero in salvo. Ma anche il gozzo ad un tratto si rovesciò e Maria, madre di otto figli piccolissimi, annegò.
Grazie alle due eroine di San Fruttuoso le vittime furono solo 24; in seguito il Corriere Mercantile aprì una sottoscrizione in favore della famiglia Avegno, l’Inghilterra la risarcì con 1500 franchi e insignì Maria della prestigiosa Victoria Cross seguito a ruota da Cavour con la Medaglia d’Oro alla Memoria (fu la prima donna italiana a riceverla); infine i principi Doria disposero che Maria (e poi Caterina quando in seguito morì, sempre per le conseguenze della faticosissima impresa) venissero sepolte con tutti gli onori nella loro cripta nell’abbazia di San Fruttuoso dove tuttora riposano.